Fin dalla formazione della coppia, le aspettative reciproche verso il suo ruolo di partner marito/ moglie e genitore sono elementi centrali che influenzano la relazione. L’arrivo di un figlio spesso rappresenta una tappa critica:le aspettative vengono rispettate? Certo è che cambiano gli equilibri dentro la coppia e anche con le famiglie estese. I dati ISTAT riportano un calo del tasso di natalità e qui emerge un primo paradosso per cui in una società con la natalità in calo, il significato di un figlio acquista sempre più importanza come progetto di stabilità di un legame. Ciò avviene in un momento storico e sociale in cui, per altro, i legami tradizionali hanno perso importanza a favore della realizzazione individuale. Avere un figlio non è più un imperativo sociale, è una scelta desiderata e programmata per cui i neo genitori hanno la tendenza a ricercare una conferma da parte dei figli, nutrendo la speranza di essere identificati come buoni genitori. Tuttavia, la genitorialità già di per sè è complessa e diventa ancor più difficile quando i genitori si separano, dovendo distinguere il fallimento di coppia dal compito genitoriale.
Quando la separazione e il divorzio avvengono in un contesto di alta conflittualità, accade spesso che gli ex partner tendono a demonizzarsi reciprocamente, attribuendosi a vicenda tutte le colpe della rottura. Questo comportamento crea un altro paradosso: mentre desiderano interrompere il legame con il partner, continuano a mantenerlo vivo attraverso il conflitto. Questa dinamica conflittuale spesso lascia poco spazio per il dolore dei figli, che devono elaborare emotivamente e praticamente la nuova struttura familiare.
I figli, trovandosi in una triade conflittuale, sperimentano solitudine, indesiderabilità e conflitti di lealtà. Essi cercano di adattarsi attraverso strategie che oscillano tra dipendenza/autonomia, depressione/aggressione e vari livelli di funzionamento cognitivo. Questi adattamenti non sono stabili ma dinamici e variano in base a molteplici fattori. Ad esempio, un figlio può regredire in alcune aree di sviluppo o manifestare un’eccessiva autosufficienza. Sul fronte emotivo, può ritirarsi socialmente o reagire con rabbia al conflitto genitoriale. Anche il rendimento scolastico può essere influenzato, diventando un indicatore del loro disagio.
Queste strategie di adattamento, si rivelano spesso essere dei tentativi da parte dei figli di richiamare l’attenzione dei genitori sul loro dolore, salvo poi venire fraintesi e utilizzati come pretesto per ulteriori conflitti. I figli si ritrovano quindi in diverse possibili posizioni indesiderate. Possono cercare di non schierarsi, alleandosi con entrambi i genitori o cercare di calmare la situazione, oppure al contrario possono diventare confidenti o partner sostitutivi per i genitori. Nessuna di queste posizioni però è adeguata alla crescita di un figlio, anzi si trovano a svolgere un compito che non compete loro. È cruciale che i genitori comunichino chiaramente con i figli, usando un linguaggio adeguato alla loro età e rispondendo ai loro dubbi senza creare false speranze. Rassicurarli che non hanno responsabilità sulla separazione può prevenire sensi di colpa. Lasciare che i figli esprimano liberamente le proprie emozioni è essenziale per elaborare il cambiamento.
La terapia può essere una risorsa per le coppie in conflitto, offrendo un modello di cambiamento delle relazioni familiari. L’intervento terapeutico non dovrebbe essere giudicante, ma un aiuto per un riscatto familiare, promuovendo un miglioramento attivo. La conflittualità genitoriale post-separazione non deve essere vista solo negativamente, ma anche come un momento essenziale per imparare gestire gli attacchi denigratori e trasformare le colpe attribuite all’altro in responsabilità condivisa. Un intervento di psicoterapia familiare può aiutare a separare il compito genitoriale dalla dimensione di coppia spezzata, garantendo in questo modo che la fine della coppia coniugale non minacci la coppia genitoriale. Essere genitori implica capire che la dimensione di coppia e quella genitoriale, sebbene intrecciate, sono progetti distinti. Quando la coppia termina, è fondamentale continuare a essere una coppia genitoriale per salvaguardare il figlio che è ciò che di buono e tangibile rimane del legame.